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Firma Sergio Figuccia Titolo Sergio Figuccia

Vinny Scorsone - Rassegna stampa e critica

Recensione di VINNY SCORSONE

Gennaio 2004

E' una visione molto ironica, (ma anche drammatica) quella che Sergio Figuccia ha della vita, lo si capisce da alcuni suoi soggetti, dai titoli dati ai suoi quadri. Le opere esposte in questa mostra sono dedicate a grandi meraviglie create dall'uomo. Colossi del passato e del presente, rivisti con l'occhio dell'artista, modificano le loro forme, si allungano, mutano le loro caratteristiche, il loro contesto ambientale, i loro colori. Questi ultimi divengono accecanti, strutture cromatiche sulle quali si basa l'intera composizione grafica in una tessitura che rimanda alle strips (Figuccia è anche vignettista).

I solidi di questo artista sono anime mute ma non perchè avvolte da un alone di mistero (che egli sfrutta giocandoci intorno) bensì perchè pregne di un vero e proprio silenzio tombale. Testimoni di un tempo, di un'era, i suoi totem, le sue costruzioni si ergono incapaci di trasmettere messaggi alle generazioni future. Sembrano quasi giocattoli utilizzati da un ciclopico bambino: mattoncini Lego, puzzle, girandole senza vita, oggetti dell'ottusità umana, ma anche scintille luminose tramandateci da antichi popoli che noi non riusciamo a comprendere.

Con questo ponte metaforico i suoi "solidi ignoti" avvicinano Stonehenge alle piattaforme petrolifere, i totem ai grattacieli di New York, i dolmen ai bunker, gli obelischi alle centrali eoliche, in un gioco che vede coinvolti anche i Moai di Rapa Nui i quali sembrano gitanti a bordo di un motoscafo o le piramidi Maya fagocitate dalla vegetazione. Una visione che procede per incastri e assonanze e dissonanze cromatiche. Figuccia gioca con le grandi opere della storia dell'umanità, vezzeggiandole, conscio del grande potere suggestivo e misterioso che è insito in esse, mentre tratta come creature già morte le opere architettoniche del presente proiettandole in un lontano futuro post-nucleare.

Sulla tela, così, convivono due visioni degli oggetti diametralmente opposte: una innamorata, l'altra impaurita ma caratterizzate entrambe da un senso precario della vita, fatta quest'ultima di incertezze, di ambiguità e di una sottile nostalgia che lega i popoli di tutto il mondo. Un mondo sul quale da millenni brillano sempre lo stesso sole e la stessa luna, astri invariati e quasi numi tutelari di un'umanità fragile sempre in cerca di certezze incrollabili.

Marzo 2004 - Mensile "Le Madonie"

E' stata aperta il 29 febbraio scorso presso lo spazio d'arte "Cycas" di Castelbuono, Via Di Stefano n.9/bis, la mostra di Sergio Figuccia dall'insolito titolo "I solidi ignoti". La mostra già esposta alla Galleria "Studio 71" di Palermo, dove ha incontrato un notevole successo di pubblico e di critica, approda allo spazio d'arte gestito da Peppe Zingales. Sergio Figuccia, pittore, vignettista e scrittore satirico (ha pubblicato tre libri), in questa mostra interviene sui "monoliti" e sulle più importanti realizzazioni dell'ingegno umano (come le Piramidi) che sono state spesso oggetto di culto e in molti casi ammantate di mistero, trasformandole in pittura dai colori vibranti su superfici bidimensionali, restituendocele come testimoni di un'epoca che non ci appartiene più tanto è lontana dalla nostra realtà.

I suoi totem sembrano quasi giocattoli utilizzati da un ciclopico bambino: mattoncini lego, puzzle, girandole senza vita, oggetti dell'ottusità umana, ma anche scintille luminose tramandateci da antichi popoli che noi non riusciamo a comprendere. Figuccia con le dodici tele esposte, elaborate con acrilico a spatola, nelle quali ogni colore risulta sempre realizzato con due componenti diverse, svolge con efficacia e appassionata ironia questo tema a cavallo fra passato e futuro della storia dell'uomo. Ironia che vede allora come scrive Salvo Ferlito in catalogo - "...i Moai dell'isola di Pasqua andare alla deriva su una specie di vascello-bunker, evocando più un'immagine turistica che l'idea di antichi simulacri dispersi in un pelago prossimo/venturo, o, ancora, le aggressive sagome degli Ecomostri ergersi piapicamente, ottemperando al rispetto d'un onirismo architettonico decisamente più "viagrato" che allucinatamente psichedelico.

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